A cominciare è stato San Paolo, che nella Lettera agli Efesini pone all’origine della nostra salvezza la nimiam caritatem, l’eccessiva carità divina nei nostri confronti. Da allora non si contano i santi che, parlando dell’amore di Dio – dopo avere esaurito tutti i possibili superlativi – hanno dovuto fare ricorso alla categoria dell’eccesso, del troppo, dell’esagerato. Concetti che nel linguaggio comune suonano come negativi, ma che in quello dei mistici stanno ad indicare una misura così sublime che trascende le nostre possibilità espressive: insomma, un’ulteriore perfezione che si aggiunge a quelle divine. D’altronde, lo stesso Gesù, nelle celebri rivelazioni sul Sacro Cuore a Santa Margherita Maria Alacoque, definisce la promessa dei primi nove venerdì come frutto dell’eccesso del suo amore. Dopo di che, lasciamo pure che i santi si sbizzarriscano nelle loro iperboli, e raccogliamole in una piccola e infuocata antologia. Santa Elisabetta della Trinità, mistica esegeta di San Paolo, riprende volentieri il concetto del troppo amore; e le fanno eco Santa Maria Maddalena de’ Pazzi e Santa Gemma Galgani esclamando rispettivamente è troppo l’amore che porti alle creature! e troppo mio Dio, è troppo. Santa Geltrude definisce esagerata la gioia di Gesù nel vedere un’anima offrirgli la propria volontà e Santa Teresa d’Avila non può fare a meno di dire: O Dio mio! Che eccesso di amore in quel Figlio! E che eccesso pure in quel Padre! Ma la categoria più utilizzata è – senza ombra di confronto – quella della pazzia: la pazzia attribuita al Logos! Proprio come afferma San Lorenzo Giustiniani: Abbiamo conosciuto il Sapiente impazzito per il troppo amore. Le citazioni fioccano. Santa Faustina: O Divino folle, che hai dimenticato Te stesso e vedi soltanto noi! Ancor prima di creare il cielo e la terra portavi noi nel Tuo Cuore! Il Beato Jacopone da Todi (sì, quello che abbiamo studiato a scuola) per giustificare le sue forme devozionali quantomeno bizzarre diceva al Signore: Le faccio perché me le hai insegnate tu. Se io sono pazzo, tu sei stato più pazzo di me, per aver voluto morire per me. Santa Veronica Giuliani coinvolge in questa follia amorosa anche la Madonna: Oh Dio mio, Tu sei impazzito di queste anime nostre! E Tu, Mamma cara, fai altrettante pazzie verso di noi! S’intende, è la pazzia del Logos, e dunque una «pazzia» perfettamente regolata dalla somma e infinita Sapienza: sono quelle armonie tra contrasti di cui l’Onnipotente è specialista. Ma intanto, come abbiamo visto, i nostri amici santi ne parlano molto volentieri; e in una ipotetica graduatoria primeggerebbe senza rivali Caterina da Siena, che fa della pazzia d’amore uno dei suoi capisaldi: un’affinità elettiva, non c’è dubbio. O pazzo d’amore: non ti bastò incarnare, che anco volesti morire? Ancora: E perché dunque se’ così impazzato? Perché tu t’innamorasti della tua creatura sì come pazzo ebbro? La sublimità dei concetti da esprimere, la natura ardentissima della vergine senese e la sua formazione popolana (e toscana, per giunta) creano un mix linguistico di stupenda efficacia: Dio Padre, costretto dall’amore pazzo che aveva in noi mandò l’unigenito suo Figliuolo a fabricare le nostre iniquità sopra el corpo suo. Con uno stile più sobrio Santa Teresina – Dottore della Chiesa al pari di Caterina – ci dice qualcosa di analogo cinque secoli più tardi: Il solo crimine che fu rimproverato a Gesù da Erode fu quello di essere pazzo e io la penso come lui! Sì, era pazzia cercare i poveri piccoli cuori dei mortali per farne i suoi troni: Lui, il Re della gloria che è assiso sopra i cherubini, Lui, la cui presenza i Cieli non possono contenere… A questo punto, sperando che tale assembramento di citazioni non abbia prodotto quella che un critico d’arte definirebbe «smemorizzazione del concetto», facciamo nostro il sospiro di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori: Ma se tu, mio Dio, sei quasi impazzito per amor mio, perché io non impazzisco di amore per te?