Chi è il saggio contadino cinese? È il protagonista di un racconto in cui si alternano delle disgrazie che si trasformano in fortune e delle fortune che si trasformano in disgrazie: per esempio alla disgrazia del cavallo – unica ricchezza del contadino – che fugge, segue il fortunato e inatteso ritorno dell’animale in compagnia di alcuni puledri selvaggi, per domare i quali, però, il figlio del contadino cade e si frattura: ma proprio questa disavventura gli impedisce di essere mandato in guerra… Il contadino di fronte agli eventi non si sbilancia mai: quando gli amici del villaggio commentano quanto accade con un «Che disgrazia!» o un «Che fortuna!», egli si limita a rispondere: Forse. Il racconto completo si trova in internet al primo clic. Completo: si fa per dire. Perché in realtà il racconto – che termina emblematicamente con la parola forse – è «aperto» a mille possibili ampliamenti, secondo la fantasia del narratore. E anche, vien voglia di dire, secondo la pazienza dell’uditorio.

Ritenuto una delle perle più scintillanti della sapienza cinese, questo noto apologo è inattaccabile: e tutti avremmo da raccontare degli episodi che lo confermano.

Però, però… il racconto ci dice «una » verità, non «la» verità.

Se è vero che gli avvenimenti ci riservano spesso sconcertanti sorprese e giudicarli mentre sono in corso è impresa quasi impossibile, è ancor più vero – e questa è «la» verità che il racconto cinese ignora – che essi non sono folletti capricciosi che si divertono a farsi beffa delle nostre attese e delle nostre speranze. Dietro gli avvenimenti c’è la regia di un Padre buono e sapiente che – tra mille colpi di scena – conduce la storia verso un porto di salvezza. Un porto sicuro dove a nessuno verrà più in mente la parola forse. E questa regia è la Provvidenza: un progetto di infinita bellezza di cui solitamente vediamo appena qualche piccolo bagliore; un progetto che tiene tutto sotto controllo: dal movimento che fanno il sole e l’altre stelle fino alla foglia che non si muove allorché Dio non voglia. Perché se, per paradosso, anche un solo atomo dell’universo sfuggisse alla signoria di Dio, allora Egli cesserebbe di essere l’Onnipotente. Detto questo, sorge quasi in automatico, anche al netto della cattiveria degli uomini, la domanda: e allora perché il male?

Allo sguardo del Signore il male per eccellenza è quello che si estende nell’eternità: la perdita dell’anima. A differenza delle sciagure confinate nel tempo – morte compresa – che possono essere integrate in un misterioso disegno di salvezza: per esempio, una malattia che fa fiorire una conversione o alimenta un cammino di santità. Questo è quanto sappiamo balbettare su una delle domande più ostinate della ragione umana. Meglio se mettiamo all’opera la fede e concediamo a Dio di saperne più di noi. In questa ottica facciamo riposare le nostre menti inquiete su queste meravigliose parole dell’Antico Testamento (Gdt 9): Tu hai disposto le cose presenti e le future e quello che tu hai pensato si è compiuto. Le cose da te deliberate si sono presentate e hanno detto: Ecco ci siamo. Ad esse fanno eco quelle, notissime, di Gesù: Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri!

E per concludere ancora una volta ci piace attingere a un ricordo personale. Qualche anno fa una nostra consorella prossima alla morte e ormai assente, ebbe un improvviso sussulto di lucidità e alla religiosa che l’assisteva disse: Ricordati: quando sarai avanti negli anni vedrai come Dio nella nostra vita ha disposto tutto, tutto, tutto per il nostro bene. La solennità del momento, l’intensità ispirata con cui pronunciò tre volte quel tutto, la luce degli occhi che accompagnava le sue parole, e il fatto che per un momento avesse squarciato il velo di nebbia che offuscava la sua mente, diedero a questa frase un sapore particolare. E noi ve la riproponiamo così come ci è apparsa: un messaggio in diretta dal Cielo.



READ MORE

Dal movimento delle foglie a quello degli astri: tranquilli, tutto è sotto controllo.